La prospettiva di un fine settimana di sole,
azzurro e primavera anticipata, ma per me prevedibilmente solitario (gli amici
e i familiari sono ammalati, o in viaggio, o al lavoro, o impegnati in
famiglia, o latitanti), mi ha fatto scegliere di investire in gasolio e
autostrada i soldi presi dai pochi in saccoccia, per raggiungere Venezia, una
città che amo, sia pure piena di contraddizioni turistiche esasperate, dove una
semplicissima piantina (che ovunque gli uffici turistici regalano) viene fatta
pagare. Un ristorante nei pressi del Ponte di Rialto dall’eloquente nome “Il
Buso” mi ha ricordato chiaramente dove ero e come vengono salassati i turisti
da quelle parti. Per i Veneziani i soldi che giungono attraverso gli
innumerevoli visitatori da tutto il mondo, forse non sono mai abbastanza, vista
la grande competizione tra i troppi venditori. La gente invece è tantissima,
probabilmente troppa (specie per i veneziani non coinvolti nel commercio: ma ce
ne sono?) a pesare su questo lembo di
terra su palafitte. Forse la valuta pregiata fa chiudere occhi e orecchi agli
abitanti di questa città che ha un rapporto di amore/odio con le masse di
“invasori” paganti. Non è il mio caso: personalmente preferisco non lasciare
denaro a Venezia. Già il costo del gasolio e dell’autostrada per percorrere i
220 chilometri che separano Bergamo da Venezia (circa 100 euro andata e ritorno
+ 15,90 di autostrada solo andata, una spesa per me quasi insostenibile), sono
una spesa più che sufficiente per le mie misere tasche di questi tempi e non è
il caso di versare altro denaro alla Serenissima. Il Wanderer comodamente
parcheggiato a Mestre mi ha permesso di giungere con la Vespa “ali sotto i
piedi” in poco più di un quarto d’ora poco prima di Piazzale Roma dove è
possibile parcheggiarla senza costi (il costo per il parcheggio di un’auto si
aggira invece intorno ai 25/30 euro al giorno) per incamminarmi a piedi
vagabondando per la città. Niente battelli sul Canal Grande questa volta: si
cammina e si risparmia anche così.
Ho privilegiato i quartieri della Venezia
dei veneziani, quelli lontani dalle folle e dai troppi negozi: il sabato mi
sono assaporato i sestieri di Cannaregio e Castello fino alla Darsena,
spingendomi persino nella piccola isola di S.Pietro e nell’estremità orientale
dell’Isola di S. Elena. Dopo un giusto riposo, disteso su una panchina nei
giardini della Biennale, ho raggiungo Piazza San Marco e le folle camminando
lungo il Canale di San Marco, per giungere poi al Ponte di Rialto verso il
tramonto e ritornare alla Vespa e all’amato Wanderer. Domenica è stata dedicata
all’esplorazione dei sestieri Dorsoduro, San Marco, Castello, San Polo e Santa
Croce. Belle giornate: la Venezia dei veneziani lontana
dalle folle era impreziosita e colorata da un miriade di panni stesi come mai
avevo visto. Ma questo ve lo racconto nel prossimo post. Il ritorno è stato
allietato dallo sciopero di un casellante nell’unica pista per il pagamento in
contanti al casello autostradale di Bergamo: uscita senza pagamento quindi, e
un risparmio di 15,90 euro! In quel momento ho pensato che mi sarebbe piaciuto
essere in arrivo dalla Calabria… J
Angoli di una Venezia sempre magica
Il Canale di San Marco
La Venezia dei Veneziani è meno affollata
della Venezia dei turisti
Tramonto al Ponte di Rialto
Piazza San Marco non si può evitare: è una delle più belle piazze del mondo
In avvicinamento alla Venezia dei turisti...
Una città industriale di turismo internazionale
Venezia dipinge: ogni angolo è una quadro del '700
Angolo di una Venezia meno nota ma non meno bella (Cannaregio)
L'icona di Venezia: la gondola.
"La gondola costa - cantava Francesco Guccini - la gondola
è solo un bel giro di giostra..."
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