Mentore lo fu di Telemaco, Seneca lo fu di Nerone, Goethe lo
fu del duca Carlo Augusto, ma la figura del
precettore oggi non esiste quasi più. L’aio, o precettore/istitutore, era
la persona addetta all’istruzione e all’educazione dei figli di famiglie ricche
e/o nobili. Istituzione oggi quasi scomparsa, quella del precettore era una
figura tipica soprattutto dei tempi in cui, mancando un sistema educativo
diffuso, l’istruzione dei singoli veniva attuata in privato, all’interno della
famiglia.
Non ve ne ho ancora parlato ma, ora che questa mia esperienza
sta per terminare, ve la voglio raccontare.
Negli ultimi mesi, esattamente dall’ottobre scorso, sono
rimasto a Bergamo anche per un’offerta di lavoro ricevuta da una coppia di
amici.
Riponendo una sufficiente
fiducia nel sottoscritto, alcuni mesi fa mi chiesero se fossi disponibile a
dare loro una mano con un simpatico figlio tredicenne, che, come molti alla sua
età, non è troppo motivato allo studio, preferendo di gran lunga i videogiochi.
Con l’obiettivo di aiutarlo nei compiti scolastici di ogni giorno, l’intento
dei genitori era quello di avere un apporto, in stretta collaborazione con
loro, all’educazione in senso lato, alla motivazione, al senso di responsabilizzazione,
lavorando sugli aspetti che fossero emersi di conflittualità in famiglia, a
scuola, con i compagni, ecc. ecc.
Accettai solo perché
conoscevo e stimavo i genitori, sapendo che sarebbe stato necessario lavorare
anche su di loro, con il loro consenso ovviamente.
Non è un lavoro facile,
piuttosto delicato direi, in quanto si
entra nelle dinamiche familiari per provare a smontare i meccanismi che si sono
creati negli anni e che portano i problemi più evidenti nelle relazioni
all’interno del nucleo familiare. Tanto di cappello a due persone che decidono
di mettersi in gioco con un elemento esterno che non è nemmeno un addetto ai
lavori, che può offrire solo un bagaglio di esperienze umane, di vita e di
lavoro che hanno fatto approfondire in chiave personale e in parte
professionale la gestione delle risorse umane, la gestione della motivazione e
la psicologia in senso generale. Ad esempio lavorare sulle dinamiche
“vittima-carnefice”, sui meccanismi difensivi, sull’autostima,
sull’intelligenza emotiva e quant’altro è il lavoro di una vita per ognuno di
noi, e lavorare con qualcun altro è un atto che richiede umiltà, sensibilità,
energia e forza allo stesso tempo. Anni di lavoro su me stesso, grazie alla
psicoterapia e ad altre intense esperienze di lavoro nel campo della
comunicazione profonda, credo siano stati utili in una qualche misura.
In termini più
strettamente scolastici inoltre mi sono piacevolmente accorto di non essermi
dimenticato proprio tutto di quello che avevo studiato tanti anni fa, e la
conoscenza di inglese e spagnolo, oltre all’amore per la letteratura, la storia,
la geografia, le scienze si sono rivelate utili. Anche la matematica, una
materia che in passato non ho amato molto, si è rivelata una piacevole
riscoperta, un esercizio di attenzione e precisione. Per me è stata
un’esperienza umana e professionale alquanto interessante e utile. Credo e mi
auguro utile anche per coloro che hanno voluto che la collaborazione si protraesse per tutti questi
mesi, e per il giovane con il quale si è sviluppata una dinamica a volte
complice e qualche volta tesa ed energica.
Inoltre, lavorando due ore
al giorno, compensato molto più che dignitosamente, ho potuto sostentarmi nelle
necessità basilari continuando contemporaneamente nella mia ricerca di un
lavoro (ancora vana per il momento) spaziando sul territorio di tutta Europa e
non solo.
Niente in vista di nuovo
ancora, e dall’inizio di giugno sarò nuovamente senza lavoro, senza entrate e
senza alcun risparmio.
La lotta per la
sopravvivenza del progetto Gentleman gipsy, continua.
Il futuro Giorgio III (1738-1820), con il fratello Edward e il loro precettore. :-)
Altri link dell’autore:
Il canale in You Tube dove trovare tutti i minivideo di Gentleman Gipsy:
La pittura:
Le foto di“pop art”: curiosità, stranezze e poesia del mondo come lo vedo io:
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