Alla fine del 1996 la devastante
eruzione di un vulcano islandese, una delle più potenti eruzione del XX secolo,
scosse il sud-est dell’isola provocando un terribile jökulhlaup, ovvero l’inondazione provocata dall’eruzione di un
vulcano sotto una calotta glaciale. Credo che non si possa nemmeno immaginare
cosa può accadere quando un’enorme quantità di lava incandescente scioglie in
poco tempo il ghiaccio di un enorme ghiacciaio. Gli eventi che portarono alla
catastrofe ricordarono ancora una volta agli islandesi quanto può essere
distruttiva la miscela di fuoco e ghiaccio di cui è fatto il loro paese.
La mattina del 29 settembre 1996 un
terremoto di magnitudo 5.0 della scala Richter fece tremare la calotta glaciale
del Vatnajökull. Il magma eruttato da un nuovo vulcano sotto il ghiacciaio, si
era fatto strada sotto la crosta terrestre ed era penetrato nel ghiacciaio
provocando la fuoriuscita di lava da una fenditura sotterranea della lunghezza
di 4 km. Le preoccupazioni degli scienziati riguardarono il fatto che il lago subglaciale
della caldera di un altro vulcano si stava riempiendo dell’acqua proveniente
dal ghiacciaio sciolto dal calore dell’eruzione. Le previsioni iniziali
ipotizzarono che il ghiaccio si sarebbe sollevato e il lago sarebbe uscito
dagli argini riversandosi nello Skaidarasandur, la grande pianura glaciale
sottostante, minacciando la Hringvegur, la strada principale dell’isola, e i suoi ponti. Subito furono avviati lavori
per la costruzione di argini nella speranza di deviare il flusso delle acque.
Più di un mese dopo l’inizio dell’eruzione il ghiaccio si sollevò e il bacino si
svuotò provocando un potente jökulhlaup
e liberando fino a 3000 miliardi di litri d’acqua in poche ore. Le acque, che
trascinavano con sé iceberg alti come edifici di tre piani, distrussero ponti
lunghi centinaia di metri, costruiti con enormi strutture di acciaio. In una
foto sottostante se ne vede una parte evidentemente piegata e conservata in
memoria di quegli accadimenti. Durante l’eruzione enormi blocchi di ghiaccio
del peso di parecchie tonnellate vennero scagliati a grande distanza su queste sfortunate pianure.
Lo stesso vulcano già nel 1934 aveva scatenato un jökulhlaup di 40.000 metri cubi d’acqua al secondo, allargando l’ampiezza
del fiume fino a 9 km, devastando vaste aree di terreni agricoli e travolgendo
le ultime fattorie che in seguito non furono mai più ricostruite in quella
regione.
I sandar
sono una regione piatta e deserta che si estende lungo la costa islandese sud-orientale,
travolta da materiali argillosi, sabbia e detriti trasportati a valle dai fiumi
glaciali e, in modo ancora più spettacolare, da questi famigerati jökulhlaup. Sono pianure sabbiose di
origine glaciale, vaste e impressionanti. Lo Skaidarasandur è il più visibile e
si estende per circa 40 km tra la calotta glaciale e la costa. Una enorme
distesa di sabbie grigie e nere, spesso spazzate da forti venti e attraversate
da torbidi fiumi glaciali. Quest’area un tempo era piuttosto popolosa ma fin
dal 1362 l’esplosione di un vulcano sotto un ghiacciaio provocò un jökulhlaup che sconvolse completamente l’aspetto
del territorio.
Da allora questa zona fu ribattezzata “terra
desolata”.
Fuoco e ghiaccio, il fascino e la
maledizione di questa bellissima isola.
L’itinerario di oggi ha toccato queste
zone oltre che una parte del Parco Nazionale Skaftafell, il fiore all’occhiello
del Parco Nazionale Vatnajokull, il bellissimo canyon Fjadrargljufur, la
nerissima spiaggia Reynisfjara con le sue colonne basaltiche fino al tramonto
nei dintorni di Dyrholaey.
Ghiacciai e fiumi glaciali scendono ovunque
dall'enorme distesa del ghiacciaio principale,
il Vatnajokull
Strada da Sandfell a Skaftafell
Svartifoss, Skaftafell, Parco Nazionale di Vatnajokull sud
Fattoria di Sel, Parco nazionale di Skaftafell
sopra le vaste distese dello Skeidararsandur
I resti di un ponte d'acciaio piegato dalla forza delle inondazioni
provocate dalle eruzioni vulcaniche
La chiesetta con il tetto di torba della Fattoria a Nupsstadur
Lo spettacolare Fjadrargljufur Canyon
Hjorleifshofdi, un tempo un'isola avvolta dall'oceano
Vik
Reynisfjara, spiaggia nera e colonne basaltiche
Tramonto nei dintorni di Dyrholaey
Il faro a Dyrholaey
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