The Wanderer (1885)

The Wanderer (1885)
Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il viandante). Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Su questi affascinanti veicoli da quel giorno iniziarono a viaggiare altri "gentlemen-gipsies" (gentiluomini zingari come vennero definiti a quei tempi), che diedero il via alle prime esplorazioni "plenair" grazie al loro spirito di avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) limitato da fili spinati e confini, e afflitto da una burocrazia soffocante. Il mio blog e i libri che ho scritto sono dedicati a quegli uomini. Un inno di libertà, a favore dell’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso pianeta.

8 settembre 2022

Ucraina, un paese da aiutare o da dimenticare?

     Questa mattina, in una delle belle aree di sosta con bagni e docce gratuite incluse, situate lungo le autostrade polacche costruite non più di 12/15 anni fa (sul mio navigatore Garmin, comprato 12 anni fa, non ho mai trovato un paese con mappe così poco aggiornate e stravolte come questo), ho incontrato una coppia di ucraini intorno ai 60/65 anni. 

     Visto che ci trovavamo in una zona solamente a poche decine di chilometri dal confine ucraino, è stata una buona occasione per una chiacchierata con qualcuno che, come altri milioni di persone, scappava dal proprio paese lasciando alle spalle tutto, casa compresa. I due simpatici ucraini (lui pensionato con un passato da marinaio su navi cargo, con buona conoscenza dei porti italiani e di qualche parola di italiano e d’inglese), viaggiavano con la loro auto in discrete condizioni e piena zeppa di bagagli, verso la Finlandia. 

     Fuggiti proprio da Mariupol', una delle città ucraine più bombardate dai russi, dove hanno lasciato appunto la propria casa con tutte le finestre e il balcone distrutti dalle bombe. 

     I loro figli sono negli Stati Uniti mentre loro stanno cercando di raggiungere degli amici in Finlandia, che a detta loro è l’unico Stato europeo a offrire attualmente aiuti concreti (una casa e contributi economici per vivere) ai rifugiati. Ho parlato anche con l’addetto alla sinagoga di Zamość, città a soli 80 km dal confine ucraino, che mi ha informato sulla quantità di rifugiati che la Polonia ha accolto, spesso persone solo in transito verso altri paesi: circa 2 milioni. 

     Mi sono chiesto se l’informazione che mi hanno dato i due ucraini fosse vera: se dopo un periodo iniziale di apertura e di aiuti concreti, l’Europa si è già chiusa in sé stessa, e tutti ci siamo rassegnati a che questo conflitto sia ormai un qualcosa con cui convivere quotidianamente senza quasi pensarci più, se non perché ci tocca il portafoglio quando dobbiamo pagare la bolletta del gas.



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