Mancano
tre mesi al compimento dei cinque anni della mia vita itinerante a bordo del
Wanderer. Alcuni di voi mi seguono fin dall’inizio, fin dai primissimi post
inseriti in questo blog oltre cinque anni orsono.
Altri
si sono aggiunti lungo il cammino e qualcuno magari non è risalito così
indietro nel tempo e non ha avuto modo di leggere il post che parlava proprio
dell'origine dei nomi dati al blog e al mio camper. Un post che peraltro è
diventato l’inizio del libro Gentleman gipsy pubblicato nel gennaio
2014 (per chi fosse interessato, disponibile on line nel sito Il Mio Libro.it http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=3605 ).
Ecco
la storia dell’origine dei nomi.
"Alla fine dell’800 in Gran
Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il
viandante), considerato il precursore dei veicoli ricreazionali, gli attuali
caravan e autocaravan. Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini
scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita
itinerante all’aria aperta benefica per la salute, e nel 1885 ricoprì oltre
duemila chilometri dalla sua casa di Twyford nel Berkshire per giungere alla
città di Inverness in Scozia. A bordo di questi affascinanti veicoli iniziarono
così a viaggiare altri gentlemen-gipsies, gentiluomini zingari, dando origine
alle prime esplorazioni plenair accompagnate da un indubbio spirito di
avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri)
costellato da fili spinati, frontiere e burocrazia soffocante.
Questo racconto vuole essere
dedicato a quegli uomini come un personale contributo, un inno di libertà,
all’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso
pianeta. L’affascinante vita delle popolazioni nomadi del passato e del
presente è stata studiata e ammirata da poeti e scrittori tra i quali Bruce
Chatwin, esperto d’arte e archeologo, giornalista, fotografo, esploratore e
narratore. Il famoso scrittore britannico, autore di In Patagonia e Le vie dei
canti, scrisse un libro dal titolo Anatomia dell’irrequietezza, rivelatore
ancor più di altri libri di ciò che era la sua “inquietudine di uccello
migratore, devoto per istinto all’alternativa nomade”, quasi da proporre il
nomadismo come alternativa alla cosiddetta civiltà. Chatwin sosteneva che il
nomade rinuncia, medita in solitudine, abbandona i rituali collettivi e non si
cura dei procedimenti razionali dell’istruzione o della cultura. E’ un uomo di
fede.
Personalmente ritengo che la fede
sia spesso sinonimo di religione oltre che di spiritualità, e come agnostico
preferisco immaginare che il nomade sia un essere in possesso di una propria
dimensione spirituale più che religiosa. Devo tuttavia ammettere che andare
contro corrente richiede comunque una buona dose d’ideali e quindi anche di
“fede”. Le difficoltà burocratiche, l’antico negativo retaggio legato agli
zingari (e qualche volta anche giustificato), le spesso inconsapevoli invidie
provate da molti “stanziali”, fanno si che il nomade venga percepito
sottilmente destabilizzante per la società e per la sua economia, così legata
al lavoro fisso (oggi peraltro non così sicuro) e alla manodopera che la
sostiene. Il viaggio di lungo periodo in questo contesto è diventato
un’esperienza rara e difficile da scegliere. I prezzi da pagare oltre che
economici sono professionali, familiari, sociali, burocratici e non invogliano
certo chi fantastica sulla possibilità di vagabondare per il mondo. Solo una piccola
percentuale di persone fa questa scelta, pronta a pagarne il prezzo. Le
difficoltà ci sono, e sono molte. Le prime sono culturali, interiori e
personali poiché quasi la maggioranza di noi ormai nasce in una famiglia
stanziale. La vita itinerante spesso comporta, per i meno abbienti, la rinuncia
a un lavoro più o meno sicuro, all’essere esposti ad una maggiore instabilità
economica, a vendere o, nella migliore delle ipotesi, ad affittare la propria
casa, se si ha la fortuna di possederne una. Altri elementi culturali da
affrontare sono il distacco (spesso vissuto come abbandono) dai propri
familiari, talvolta pronti a far scattare i ricatti affettivi di rito,
unitamente alle preoccupazioni esternate ai protagonisti di una scelta così
insolita e percepita come alquanto pericolosa.
Lasciando agli addetti del
settore la trattazione psicologica di questi interessanti temi sui quali esiste
una copiosa letteratura, continuerò con il racconto della mia esperienza
personale con l’intento di condividere le avventure, le gioie e i dolori di una
scelta poco comune ma comunque lecita e onesta negli intenti e negli ideali che
la sostengono".
Il vero Wanderer nel 1885
Il mio ultimo libro disponibile nel sito:
Cliccate sulle foto per ingrandirle ed apprezzarle maggiormente.
Molte più foto sono nel mio spazio in Facebook.
Chi desidera visionarle mi chieda il contatto specificando il motivo
“fotografico”.
Grazie.
Altri link dell’autore:
Il canale in You Tube dove trovare tutti i minivideo di
Gentleman Gipsy:
La pittura:
Le foto di“pop art”: curiosità, stranezze e poesia del mondo
come lo vedo io:
I libri pubblicati:
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