Sveglia alle 7.30, arrivo al porto prima delle 9,
partenza prevista della nave (questa volta della compagnia Balearia anziché la
precedente Acciona per nostra scelta di orario) ore 10.00. Arrivo della nave in
porto alle 10.15, partenza effettiva quasi un’ora dopo, alle 11.15 e
allucinante viaggio di un’ora per un totale di diverse ore in fila, pressato
tra qualche centinaio di persone, quasi tutti marocchini, per espletare le
obbligatorie formalità sulla nave. Per questa procedura, non si comprende bene
di quale utilità o necessità (non potrebbe essere evitata per chi ha almeno il
passaporto marocchino?) e non ci interessa nemmeno capirlo, il sottoscritto ha
vissuto un incubo inutile aspettando in fila inutilmente, arrivando al bancone
di una pessimamente organizzata postazione, tra gente urlante, sudata e
alquanto alterata per le condizioni disumane di quell’attesa. Mi sono ritrovato
schiacciato nella moltitudine, con le loro braccia che si protendevano con
prepotenza per arrivare ad avere il maledetto timbro di ingresso sui
passaporti. Sulla nave era presente un solo ufficiale di polizia a fare questo
lavoro di fronte a diverse centinaia di persone. Pare che le autorità non si
aspettassero un numero così grande di marocchini rientranti nel loro paese per
una festività del 7 novembre.
Quasi privato del respiro ho rinunciato a
rimanere in fila pressato su ogni lato quando l’addetto, una volta arrivati nel
porto nuovo fuori Tangeri, ha rinunciato a continuare il suo assurdo lavoro,
attendendo i rinforzi di altri 4/5 ufficiali di frontiera.
Una volta ottenuto il sospirato timbro sui
passaporti, ci attendeva un’altra ora di attesa in porto per le altre formalità
relative ai mezzi di trasporto.
In totale oltre mezza giornata gettata al vento
per qualcosa che poteva durare al massimo solo un paio d’ore, viaggio in nave
compreso. Un’esperienza difficile da digerire, che forse farebbe passare la
voglia di andare in Marocco a moltissimi di voi. Se vi può consolare lo scorso
febbraio non abbiamo avuto avemmo dei problemi così pesanti da affrontare.
Asilah, la prima sosta in terra africana, ci ha
accolto con oceano agitato, foschia densa e spiagge più sporche. Tuttavia le
atmosfere di questa graziosa cittadina sono sempre affascinanti.
Nell’area di sosta all’ingresso della città – 30
dh (1 euro = circa 11 dirahm) – siamo
gli unici camperisti: pare che l’invasione dei pensionati francesi, tedeschi ed
italiani non sia ancora iniziata.
Ci dispiace, per chi ci ha seguito con affetto da
quasi un anno a questa parte, che le nostre foto si ripeteranno un poco perché
sono luoghi che abbiamo visitato già dal Febbraio all’Aprile scorsi, e
promettiamo di essere morigerati con gli scatti.
Ci sarebbe piaciuto toccare luoghi nuovi dal
clima invernale piacevole come quello del Marocco: la Turchia forse non è così
mite nel cuore dell’inverno e adesso è stata addirittura colpita dal terremoto,
la Siria non è nella situazione sociale e politica migliore e quindi taglia
fuori anche la Giordania. L’Egitto, la Tunisia, per non parlare della Libia e
dell’Algeria, non sono neppure lontanamente da prendere in considerazione.
Cercheremo qualche informazione sulla Mauritania e sull’eventuale possibilità
di raggiungere il Senegal ma non siamo molto ottimisti anche per le possibili
complicazioni burocratiche di visti e permessi, specie per il passaporto
nicaraguense di Sara.
Quindi il Marocco resta ancora la nostra più
probabile terra in cui spendere i prossimi tiepidi mesi invernali.
Algeciras, la nave in arrivo con notevole ritardo
Atmosfere d’incanto ad Asilah
Arte sui muri di Asilah
Per
visualizzare le foto in dimensioni maggiori cliccare sull’immagine. Chi fosse
interessato a vedere altre fotografie del viaggio ci chieda amicizia in
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