Il Clitunno è un fiume di modesta portata (ma di grande fama) che scorre in Umbria. Nel 2011 l'UNESCO ha incluso il tempietto che sorge sulle sue rive tra i patrimoni dell'umanità.
Conosciuto già nell'antichità, aveva come nume tutelare il dio Giove Clitunno, venerato nel tempietto adiacente che andò distrutto in epoca imperiale, ma in epoca longobarda fu ricostruito.
Virgilio, nel secondo libro delle Georgiche, si sofferma sulla particolare bianchezza dei tori e delle greggi e fa riferimento ad un trionfo dei Romani: infatti durante la seconda guerra punica essi, alleatisi con gli Umbri, costrinsero Annibale alla fuga, in seguito a una battaglia nei pressi di Spoleto (217 aC).
La bianchezza dei tori e la limpidezza delle acque erano celebri al punto che le ricordarono nei loro scritti Properzio, Silio Italico, Stazio, Giovenale e Claudiano.
Pare che all'epoca il fiume fosse navigabile (verosimilmente da piccole imbarcazioni) e che avesse dunque una portata maggiore. In proposito ci è rimasta una famosa lettera di Plinio il Giovane.
Un tempo sulle sue rive sorgevano fastose ville, mentre ora non ci sono che sporadiche e modeste case.
L'età moderna non è stata meno sensibile di quella antica nel fare riferimento al Clitunno: Thomas Macaulay, Byron, e il poeta polacco Ladislao Kulczycki hanno consacrato al fiume celebri versi dedicati.
In Italia il rimando più evidente va a Giosuè Carducci, che prese spunto da un breve soggiorno spoletino del giugno 1876 per scrivervi una poesia.
















Nessun commento:
Posta un commento