Abbiamo atteso due giorni per esprimere la nostra indignazione che due giorni fa era anche potente incazzatura verso la cieca burocrazia che combattiamo da una vita.
Algeciras è una squallida, incolore, desolante città portuale di confine: nostro malgrado vi abbiamo passato la deserta domenica in attesa di un disilluso lunedì al Consolato del Marocco. Ci siamo uniti moralmente ai quattro indignados presenti anche nell’unica piazza decente di questa città (vedi foto) e la mattina seguente ci hanno regalato un motivo in più per accrescere la nostra giusta indignazione: per il Visto di Sara dobbiamo tornare in Italia. Sinceramente ho quasi insultato l’ossuto burocrate marocchino che sosteneva di occuparsi delle leggi, sottolineando che si stava occupando solo di inutile burocrazia. Pare che i regolamenti impongano la richiesta del visto presso il consolato più prossimo alla propria residenza ufficiale. Tutto qui. E allora a che cavolo serve l’Unione Europea?
La burocrazia ci chiede di fare oltre 4000 chilometri, andata e ritorno, sostenendo i costi relativi, o quelli dei voli con conseguenti pernottamenti, per rimanere una settimana a Milano e ottenere il visto necessario a tornare in Marocco al sopraggiungere dell’autunno. Per cosa? Per un fottuto timbro sulla pagina del passaporto di Sara.
Sapete che vi diciamo: burocrati di tutto il mondo, andate affanculo! Noi non vi rispettiamo e non vi rispetteremo mai. Le leggi che promulgate e di cui chiedete il rispetto noi non le rispetteremo ogni qual volta ci sarà possibile. Da oggi ci sentiamo fieramente due fuorilegge, e non solo per questo fatto ma anche per ciò che vi andiamo a raccontare.
Dopo centinaia di chilometri percorsi, giorni sprecati, soldi ed energie gettate al vento, e dopo essere passati negli ayuntamientos e nelle località esplorate di Màlaga, Torremolinos, Benamaldena, Marbella, Cadice, Puerto Santa Maria, Chiclana, Playa Barrosa, Conil, Playa Palmar, Zahora, Los Canos de Meca, Barbate, Zahara del Los Atunes, Bolonia e Tarifa siamo ritornati a Màlaga con un pugno di mosche nelle mani. Le flebili speranze su Cadice sono svanite stamane con una telefonata al gentile burocrate che ci ha informato di essere al penultimo posto di una lunghissima lista di attesa per il mercatino sul lungomare della città.
L’unica concreta possibilità nei pressi di Playa Barrosa la teniamo di riserva perché gli ingredienti di questa opportunità non sembrano così convenienti.
Quindi Màlaga ci vedrà ancora per un po’ insieme ai nostri amici fuorilegge a vendere abusivamente e orgogliosamente i nostri prodotti sul paseo maritimo della città. A questo punto ci sentiamo in pieno diritto di farlo e comprendiamo pienamente tutti coloro che lo fanno.
Da novelli Robin Hood ci ribelliamo all’ottusità degli sceriffi di Notthingam e reclamiamo il nostro diritto di sopravvivere senza arrivare a vendere droga come molti altri più spregiudicati, o solamente più disperati o incazzati di noi, fanno da queste parti. Qui circolano più spinelli e cocaina che acqua minerale e la speculazione edilizia ha fatto scempio della costa, con la complicità dei burocrati insediati negli auyntamientos che vorrebbero insegnare a noi cosa sia la legalità.
Quattro indignados nella piazza di Algeciras
Per visualizzare le foto in dimensioni maggiori cliccare sull’immagine. Chi fosse interessato a vedere altre fotografie del viaggio ci chieda amicizia in Facebook cliccando qui : www.facebook.com/eliseo.oberti
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