Scrivere non è comunicare la verità assoluta (ma esiste?), non lo è mai, o quasi.
Scrivere è soltanto riversare sulla carta ciò che personalmente respiriamo intorno a noi in una commistione di punti di vista soggettivi, percezioni, interpretazioni e talvolta trasfigurazioni della realtà, unitamente ad una onesta raccolta d’informazioni sul mondo che ci circonda.
Tutto qui. Tuttavia ogni tanto a chi scrive pare proprio di aver fatto centro suo malgrado. Se qualcuno si sente colpito, toccato, addirittura offeso da poco inchiostro buttato sulla carta, allora forse si sono scritte generiche parole che si avvicinano in qualche modo alla realtà di qualcuno, alla sua verità più o meno ammessa o nascosta. Altrimenti sarebbero solo opinioni opinabili e contrapposte, non certo accuse e giudizi che prevedono condanne morali di alcuna entità né tantomeno aggressività espressa o mera violenza. Scrivere non dovrebbe essere un qualcosa di così importante in fondo anche se l’informazione nei tempi moderni è utilizzata per manipolare le masse, le ideologie, i voti politici.
Ma la verità, almeno quella soggettiva che ognuno di noi considera tale, offende, offende sempre, quando tocca i nostri punti deboli, i talloni di Achille, le nostre miserie e le aree di miglioramento che non riusciamo, non possiamo e non vogliamo mai migliorare.
In questo ci sentiamo toccati, nessuno escluso.
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