I rituali sono legati ad antiche tradizioni e
alle usanze religiose di ogni angolo del mondo. I nostri possono apparire
strani agli occhi di un visitatore che viene da lontano e quelli degli altri
possono sembrare strani, a volte incomprensibili, assurdi o crudeli ai nostri
occhi farciti soltanto delle nostre abitudini.
Il giorno in cui quasi ogni famiglia sacrifica l’agnello,
o meglio il montone, nella tradizione musulmana è una delle festività principali
dell’Islam. Il sacrificio deve essere vissuto con l’animale vivo che viene
condotto nella propria abitazione dove uomini e ragazzi esperti si recano per
uccidere la vittima, scuoiarla e predisporla per essere macellata nei giorni
seguenti. Nello stesso giorno si possono mangiare il fegato, i reni e le
interiora. Per chi non è abituato, vedere dal vivo lo sgozzamento del montone
può apparire alquanto cruento, e lo spettacolo del sangue che sgorga copioso potrebbe
colpire la sensibilità di molte persone.
In realtà questo rituale ci è apparso crudo ma
meno ipocrita di tanti altri rituali: prima di mangiare l’agnello si vive il
suo sacrificio, come i testi sacri, Bibbia compresa, raccontano di Abramo e della
prova cui fu sottoposto con il figlio Isacco.
Nella cultura occidentale questo non succede: la
maggioranza di noi si siede al tavolo, mangia l’agnello e non vede, e nemmeno
lontanamente vuol immaginare, l’uccisione dell’animale e il sangue che scorre.
Permettetemi di pensare che in questo ci sia un
pizzico d’ipocrisia culturale in più, conscia o inconscia che sia.
Per quanto ci riguarda una nuova interessante esperienza
con i nostri amici fraterni Latif e Dounia.
La vittima sacrificale
Gli esperti
Latif prepara la brace
Gli spiedini
Dounia e Sara dopo il gran lavoro
Il Wanderer, ultima sera a Larache
Per
visualizzare le foto in dimensioni maggiori cliccare sull’immagine. Chi fosse
interessato a vedere altre fotografie del viaggio ci chieda amicizia in
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