The Wanderer (1885)

The Wanderer (1885)
Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il viandante). Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Su questi affascinanti veicoli da quel giorno iniziarono a viaggiare altri "gentlemen-gipsies" (gentiluomini zingari come vennero definiti a quei tempi), che diedero il via alle prime esplorazioni "plenair" grazie al loro spirito di avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) limitato da fili spinati e confini, e afflitto da una burocrazia soffocante. Il mio blog e i libri che ho scritto sono dedicati a quegli uomini. Un inno di libertà, a favore dell’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso pianeta.

12 aprile 2013

Bollettino di guerra

 
Bollettino di guerra.
Non credo di poter essere smentito se affermo che questa è una guerra.
Una strana guerra economico politico finanziaria lavorativa emigratoria e immigratoria. Una guerra che si combatte con armi più  o meno evidenti e che lascia sul campo morti e feriti, se non fisicamente, (ma anche direi, visto l’aumento dei suicidi), almeno moralmente parlando.
In questa notte insonne ho ripercorso molti anni, molti ambienti di lavoro, ricordando molti conoscenti e amici incontrati e spesso perduti lungo il cammino. Il panorama, lavorativamente e umanamente parlando, è piuttosto devastato e sconsolante.
Delle banche, aziende, società e attività varie che hanno attraversato la mia variegata vita professionale non resta un gran che. La maggioranza assoluta dei lavori e degli impieghi che ho avuto li avrei comunque persi per la chiusura o il fallimento di quelle attività, o sarebbero perlomeno stati stravolti da fusioni, acquisizioni, tagli o radicali trasferimenti che hanno modificato in peggio la vita di tutti coloro che sono stati coinvolti.
Sul campo restano molti feriti lievi, un gran numero di feriti gravi e diversi morti.
Io mi guardo intorno, so che le mie energie basteranno ancora per pochi mesi, non ho molto carburante da mettere nel mio motore e le speranze di sopravvivere a questa guerra si affievoliscono.
I dubbi e i sensi di colpa per le mie eventuali responsabilità inevitabilmente si fanno largo alimentati dall’ansia. Errori ce ne sono stati e la frusta verso me stesso la uso più di quanto vorrei e forse mi meriti, ma non la darò a chi vuole usarla contro di me per sadica stupidità o invidia inconscia verso le mie scelte e quello che, nel bene e nel male, mi hanno regalato.
Certo non ho risparmiato e non mi sono risparmiato nel tentativo di vivere questa esistenza non subendola, strappandomi qualche anno di vita “libera” da quella troppo preconfezionata che quasi ognuno di noi si trova davanti nascendo.
Pare che la sfida finale – la sopravvivenza economica del nostro progetto di vita-lavoro itinerante - per ora la stiamo perdendo, come del resto è successo a tanti amici che han fatto scelte ben più tradizionali e socialmente accettate della nostra, e che sono stati comunque travolti da questa strana guerra.
A me restano gli anni di viaggio per il mondo, ricordi che spero continueranno a dare un senso ai prezzi pagati, che nessuno potrà mai portarmi via.
Le probabilità di rientrare nel mondo del lavoro, anche per un semplice lavoro stagionale, adesso appaiono scarse come quelle di vincere giocando un’improbabile schedina o acquistando un biglietto della lotteria.
Per persone come noi le formule di “aiuto” da parte di uno stato assistenziale come il nostro forse arriveranno solo ad uno stadio terminale, ben lontane dalle misure esistenti in uno stato sociale di tipo evoluto come quelli dell’Europa del nord.
Mi guardo intorno in questo campo di battaglia e forse in questo momento non ho più la forza e la lucidità per capire cosa sta accadendo, cosa posso fare e cosa davvero potrà accadere quando tra pochi mesi i nostri soldi finiranno.
In questo momento il mio sguardo allucinato non vede altro che un doloroso panorama di persone sofferenti del mio stesso dolore. Chi avrebbe immaginato che questa guerra durasse così a lungo?
Da anni ho sempre guardato ai senzatetto di tutto il mondo con un misto di fascino e paura, forse sapendo dentro di me che un giorno sarei stato uno di loro.
Ma la guerra non è ancora finita.



Nessun commento:

Posta un commento