The Wanderer (1885)

The Wanderer (1885)
Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il viandante). Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Su questi affascinanti veicoli da quel giorno iniziarono a viaggiare altri "gentlemen-gipsies" (gentiluomini zingari come vennero definiti a quei tempi), che diedero il via alle prime esplorazioni "plenair" grazie al loro spirito di avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) limitato da fili spinati e confini, e afflitto da una burocrazia soffocante. Il mio blog e i libri che ho scritto sono dedicati a quegli uomini. Un inno di libertà, a favore dell’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso pianeta.

2 agosto 2013

La vita in miniera


“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, così recita il primo articolo della nostra Costituzione, ma il lavoro non è né un diritto né un dovere, spesso è una tragica necessità… E’ stata la necessità di sopravvivere in condizioni a volte estreme, che ha spinto gli abitanti di questa valle a fatiche disumane e a trovate geniali che hanno permesso la crescita di un paese come Schilpario. Pochissimi sanno che fino al 1400 non si riusciva a fondere il ferro, per via dell’elevata temperatura di fusione (circa 1500° centigradi) e che pare siano stati dei maestri fonditori di queste parti i primi a riuscirvi.
Per venti secoli, in questa valle è risuonato il rumore del picchiar sulla roccia, l’ansimare dei bambini addetti al trasporto esterno del minerale, lo strisciare delle slitte di legno che trascinavano a valle sacchi pieni del minerale estratto dalle miniere più lontane. Oppure in epoca più recente il rombo assordante delle mine, lo sferragliare dei carrelli e delle teleferiche.
Poi di colpo il silenzio: il 1972 ha segnato la fine di un’epoca a causa degli alti costi di produzione, scelte politiche e la solita globalizzazione.
Per decenni sugli oltre 60 chilometri di gallerie scese il silenzio, così come sulla fatiche, le sofferenze e i sacrifici di molti minatori la cui vita era inevitabilmente abbreviata dalla silicosi, la tremenda malattia che colpiva i polmoni.
Adesso le miniere sono aperte per essere visitate da tutti quelli che vogliono immaginare le condizioni di coloro che ci lavoravano. Uomini che per tutta la loro vita hanno rinunciato al piacere della luce per permettere alle loro famiglie di sopravvivere.
All’interno sette gradi di temperatura (abbastanza stabile sia d’estate che d’inverno) vi aspettano per rinfrescarvi in questo periodo torrido. Un’ora e mezza di visita guidata, tra cui mezz’ora in trenino e un’ora a piedi tra cunicoli, vuoti di coltivazione (antri enormi) e fiumi sotterranei.
Ne vale la pena.
 
Le colorate lampade a carburo usate in miniera

 
Il trenino all'inizio del percorso

 
Atmosfere minerarie

 
L'entrata delle miniera

 
La luce e il buio in miniera

 
Gallerie, passaggi, antri e fiumi sotto la montagna



 
All'uscita si riacquista il piacere della luce e dei colori.
I fiori e il Pizzo Camino a Schilpario
 

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I libri pubblicati:

 

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