The Wanderer (1885)

The Wanderer (1885)
Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il viandante). Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Su questi affascinanti veicoli da quel giorno iniziarono a viaggiare altri "gentlemen-gipsies" (gentiluomini zingari come vennero definiti a quei tempi), che diedero il via alle prime esplorazioni "plenair" grazie al loro spirito di avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) limitato da fili spinati e confini, e afflitto da una burocrazia soffocante. Il mio blog e i libri che ho scritto sono dedicati a quegli uomini. Un inno di libertà, a favore dell’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso pianeta.

12 aprile 2014

Il precettore


Mentore lo fu di Telemaco, Seneca lo fu di Nerone, Goethe lo fu del duca Carlo Augusto, ma la  figura del precettore oggi non esiste quasi più. L’aio, o precettore/istitutore, era la persona addetta all’istruzione e all’educazione dei figli di famiglie ricche e/o nobili. Istituzione oggi quasi scomparsa, quella del precettore era una figura tipica soprattutto dei tempi in cui, mancando un sistema educativo diffuso, l’istruzione dei singoli veniva attuata in privato, all’interno della famiglia.
Non ve ne ho ancora parlato ma, ora che questa mia esperienza sta per terminare, ve la voglio raccontare.
Negli ultimi mesi, esattamente dall’ottobre scorso, sono rimasto a Bergamo anche per un’offerta di lavoro ricevuta da una coppia di amici. 
Riponendo una sufficiente fiducia nel sottoscritto, alcuni mesi fa mi chiesero se fossi disponibile a dare loro una mano con un simpatico figlio tredicenne, che, come molti alla sua età, non è troppo motivato allo studio, preferendo di gran lunga i videogiochi. Con l’obiettivo di aiutarlo nei compiti scolastici di ogni giorno, l’intento dei genitori era quello di avere un apporto, in stretta collaborazione con loro, all’educazione in senso lato, alla motivazione, al senso di responsabilizzazione, lavorando sugli aspetti che fossero emersi di conflittualità in famiglia, a scuola, con i compagni, ecc. ecc.
Accettai solo perché conoscevo e stimavo i genitori, sapendo che sarebbe stato necessario lavorare anche su di loro, con il loro consenso ovviamente.
Non è un lavoro facile, piuttosto delicato  direi, in quanto si entra nelle dinamiche familiari per provare a smontare i meccanismi che si sono creati negli anni e che portano i problemi più evidenti nelle relazioni all’interno del nucleo familiare. Tanto di cappello a due persone che decidono di mettersi in gioco con un elemento esterno che non è nemmeno un addetto ai lavori, che può offrire solo un bagaglio di esperienze umane, di vita e di lavoro che hanno fatto approfondire in chiave personale e in parte professionale la gestione delle risorse umane, la gestione della motivazione e la psicologia in senso generale. Ad esempio lavorare sulle dinamiche “vittima-carnefice”, sui meccanismi difensivi, sull’autostima, sull’intelligenza emotiva e quant’altro è il lavoro di una vita per ognuno di noi, e lavorare con qualcun altro è un atto che richiede umiltà, sensibilità, energia e forza allo stesso tempo. Anni di lavoro su me stesso, grazie alla psicoterapia e ad altre intense esperienze di lavoro nel campo della comunicazione profonda, credo siano stati utili in una qualche misura.
In termini più strettamente scolastici inoltre mi sono piacevolmente accorto di non essermi dimenticato proprio tutto di quello che avevo studiato tanti anni fa, e la conoscenza di inglese e spagnolo, oltre all’amore per la letteratura, la storia, la geografia, le scienze si sono rivelate utili. Anche la matematica, una materia che in passato non ho amato molto, si è rivelata una piacevole riscoperta, un esercizio di attenzione e precisione. Per me è stata un’esperienza umana e professionale alquanto interessante e utile. Credo e mi auguro utile anche per coloro che hanno voluto che la  collaborazione si protraesse per tutti questi mesi, e per il giovane con il quale si è sviluppata una dinamica a volte complice e qualche volta tesa ed energica.
Inoltre, lavorando due ore al giorno, compensato molto più che dignitosamente, ho potuto sostentarmi nelle necessità basilari continuando contemporaneamente nella mia ricerca di un lavoro (ancora vana per il momento) spaziando sul territorio di tutta Europa e non solo.
Niente in vista di nuovo ancora, e dall’inizio di giugno sarò nuovamente senza lavoro, senza entrate e senza alcun risparmio.
La lotta per la sopravvivenza del progetto Gentleman gipsy, continua. 


Il futuro Giorgio III (1738-1820), con il fratello Edward e il loro precettore. :-)


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