È la prima volta che visito Reggio Calabria, città di quasi 170.000 abitanti, che si trova proprio nella punta del nostro stivale, affacciata sullo Stretto di Messina, di fronte alla Sicilia.
Avevo voglia di conoscere questa città e ammirare i famosi Bronzi di Riace, ospitati nel Museo Archeologico Nazionale insieme alle collezioni di reperti della Magna Grecia, di cui sono divenuti i simboli identificativi.
La città più antica della Calabria greca, nonostante la sua storia trimillenaria, si presenta con un impianto urbano moderno, conseguente alla ricostruzione operata all'indomani dei catastrofici eventi sismici del 1908 che distrussero gran parte dell'abitato.
Fu uno degli eventi più catastrofici del XX secolo, un terremoto e maremoto che raggiunse magnitudo 7,1 e investì con onde altissime Reggio e Messina distruggendo, devastando e uccidendo nella sua furia qualsiasi cosa incontrasse: solo nella sponda reggina provocò la morte di circa 30.000 persone.
Sontuoso ed elegante il lunghissimo lungomare punteggiato da maestosi e secolari ficus.
Ritrovati nel 1972, anno in cui fecero molto parlare di sé in tutto il mondo, i Bronzi di Riace sono due statue di bronzo di provenienza greca databili rispettivamente al 460 e 430 a.C., pervenute in eccezionale stato di conservazione.
Il 16 agosto 1972 a 230 metri dalle coste di Riace Marina, Stefano Mariottini (un giovane sub dilettante romano) immergendosi, rinvenne a 8 metri di profondità le statue dei due guerrieri. L'attenzione del subacqueo fu attratta dal braccio sinistro di quella che poi sarebbe stata denominata statua A, unico elemento che emergeva dalla sabbia del fondo.




























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