Ieri sera è stata dura raggiungere la nostra meta e oggi ancor più dura trovare il campeggio a Salè che non esiste più: da poco è stato raso al suolo a causa degli imponenti lavori in corso nella città, dall’altra parte del fiume proprio di fronte a Rabat. Senza indirizzi, senza mappe sul navigatore, anche se funziona a sufficienza come GPS, si rischia di vagare nella speranza di ottenere informazioni affidabili, spesso discordanti.
Alla fine abbiamo parcheggiato il Wanderer lungo la spiaggia per pochi dirahm e con la Vespa “Ali sotto i piedi” abbiamo esplorato Salè, i suoi colorati cimiteri musulmani, la fortezza-prigione, la Grande Mosquée e la Medersa considerati dagli storici dell’arte tra i massimi capolavori dell’arte merenide.
E poi i santuari dei santi di Salè e i suoi souk intrisi di profumi e, più che altro, di odori più o meno “piacevoli”.
Spiacevole anche l’incontro con un’improvvisata guida che si propone subdolamente senza farti capire che per poi vuol spillarti denaro. L’esperienza incallita di viaggiatore indipendente ha limitato il danno e la mancia, anche se lui non era proprio contento. Credo che questi personaggi debbano imparare a essere più limpidi e leali, e solo allora da me verranno rispettati e quindi premiati.
Di ritorno al Wanderer scopriamo che non si può pernottare nel parking lungo la spiaggia e ritorniamo, questa volta più agevolmente, al centro commerciale Marjane di Rabat, lungo l’autostrada verso Casablanca.
Domani ci aspetta una lunga giornata nella capitale del Marocco.
La medersa di Salè
Cimiteri infiniti
La fortezza
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