The Wanderer (1885)

The Wanderer (1885)
Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il viandante). Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Su questi affascinanti veicoli da quel giorno iniziarono a viaggiare altri "gentlemen-gipsies" (gentiluomini zingari come vennero definiti a quei tempi), che diedero il via alle prime esplorazioni "plenair" grazie al loro spirito di avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) limitato da fili spinati e confini, e afflitto da una burocrazia soffocante. Il mio blog e i libri che ho scritto sono dedicati a quegli uomini. Un inno di libertà, a favore dell’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso pianeta.

4 febbraio 2011

Moulay Bousselham, gli uccelli e il granchio Santoya

Ogni angolo di questo paese ci sembra degno di nota.
Anche Moulay Bousselham e la sua immensa spiaggia deserta, le onde dell’oceano, l’ospitalità della sua gente, Saad il barcaiolo, gli uccelli (non molti in questo periodo) del Parco Nazionale di Merdja Zerga, le barche colorate dei pescatori, l’enorme granchio chiamato “santoya” finito in pentola, a noi hanno regalato un’altra giornata da ricordare.
Adesso è quasi mezzanotte e, dopo esserci smarriti a Rabat per un mio piccolo errore di percorso, abbiamo raggiunto il parcheggio del mega centro commerciale Marjane. Sono stanco e il post sarà breve. Parlano le foto che troverete in Facebook con i loro colori: la luce che emanano risplende in questi luoghi e a noi entra nel cuore.

Cimitero arabo a Moulay Bousselham


Occhio alle onde!


Moulay Bousselham


Il granchio "santoya" finito in pentola

I ragazzi marocchini amano il calcio



Per visualizzare le foto in dimensioni maggiori cliccare sull’immagine. Chi fosse interessato a vedere altre fotografie del viaggio ci chieda amicizia in Facebook cliccando qui : www.facebook.com/eliseo.oberti

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