The Wanderer (1885)

The Wanderer (1885)
Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il viandante). Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Su questi affascinanti veicoli da quel giorno iniziarono a viaggiare altri "gentlemen-gipsies" (gentiluomini zingari come vennero definiti a quei tempi), che diedero il via alle prime esplorazioni "plenair" grazie al loro spirito di avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) limitato da fili spinati e confini, e afflitto da una burocrazia soffocante. Il mio blog e i libri che ho scritto sono dedicati a quegli uomini. Un inno di libertà, a favore dell’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso pianeta.

12 marzo 2011

Ait Benhaddou e la neve sui monti dell’Alto Atlante


Le nuvole per tutto il giorno e la notte non hanno portato solo pioggia: con nostra piacevole sorpresa, questa mattina uscendo da una soleggiata Ouarzazate (situata a circa 1150 metri di altitudine), ci siamo imbattuti nel colpo d’occhio di tutte le montagne dell’Alto Atlante imbiancate di neve dai 1400/1500 metri in su, fino alle alte cime che superano i 4000 metri.
I fiumi, di solito completamente asciutti, erano pieni di un’acqua color cioccolato e le strade, come quella che devia verso Ait Benhaddou ad una sola corsia per entrambi i sensi di marcia, erano circondate da una buona dose di fango.
Per questa ragione abbiamo lasciato il Wanderer nelle mani di Allah parcheggiato davanti ad una moschea e con la Vespa “ali sotto i piedi” abbiamo percorso gli ultimi dieci chilometri per raggiungere Ait Benhaddou e la sua famosa kasbah in mattoni di fango.
Forse qualcuno se la ricorderà per averla vista in numerose pellicole cinematografiche, come Lawrence d’Arabia, Gesù di Nazareth, Il gioiello del Nilo e Il gladiatore, e come le star di Hollywood è abbastanza ritoccata oltre che mantenuta sotto la tutela dell’Unesco.
Arrampicati su per la kasbah fino alle rovine di un agadir (granaio fortificato), abbiamo goduto dello splendido panorama sulla palmeraie  circostante e sull’implacabile hammada, il deserto di pietre.
L’atmosfera dei numerosi negozietti a uso e consumo del turismo di massa è invece un po’ meno interessante, quasi disturbante.
Ritornati in direzione Marrakech, abbiamo scelto di fermarci in sosta libera fuori da un paesino nei pressi di una scuola circondata dal deserto, rimandando a domani il Tizi N’Tichka, un passo montano che arriva a 2000 metri, per affrontarlo con le montagne sgombre di nuvole e la neve magari già sciolta dai venti secchi e dal sole di oggi.
 E’ sabato, la scuola qui vicina è chiusa e speriamo di non essere disturbati dai bambini che si già si sono avvicinati per chiedere una penna, qualche caramella o le solite monete.
I più evoluti anche da queste parti consigliano di non dare loro nulla per evitare che rimangono sulle strade ad aspettare i regali dai passanti anziché terminare il loro corso di studi. D’accordissimo.
Ait Benhaddou












Ouarzazate, la Gerusalemme ricostruita per il set del film
Le Crociate - Kingdom of Heaven
con lo sfondo della neve appena caduta sulle cime dell'Alto Atlante



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