Osservare il Wanderer in sosta libera dopo Ait Benhaddou, sulla strada per il Tizi N'Tichka, quasi mi commuove.
Il suo fianco è tutt'uno con il tramonto, e noi ci sentiamo dentro il paesaggio, in totale armonia con il mondo e la natura, mentre i bimbi del Marocco ci guardano incuriositi o forse solo interessati da una penna, una caramella, una moneta.
La sosta libera è un grande piacere psicologico se si ha il coraggio di sceglierla. Qui in Marocco a volte abbiamo la sensazione sia più sicura che in giro per l’Europa, Italia compresa.
Ultimamente, per questioni di risparmio sul consumo di gpl (che non si trova in Marocco), per utilizzare l’elettricità in alternativa (cucinare e riscaldare il Wanderer), nonché per le comodità varie degli approvvigionamenti idrici e lo scarico delle acque grigie e nere, abbiamo optato forse troppo spesso per i campings, sia pure sempre molto economici (dai 4 agli 8 euro con punte massime di costo ai 10 euro al giorno).
Ma in verità non pagare un centesimo per dormire, mettersi dove si pare, è proprio ciò cui un’anima animale nomade aspira nel profondo.
Forse per averlo fatto durante i millenni passati, i milioni di anni in cui l’uomo era un animale come tutti gli altri, integrato nel ciclo della Natura, non ancora schiavo del proprio lavoro e dei meccanismi della comodità, del progresso, della produzione e del consumo esasperati.
Quando essere nomadi era la cosa più naturale del mondo e per vivere dovevamo cacciare, coltivare qualcosa e difenderci per non essere equamente divorati all’interno della catena alimentare del Pianeta.
E non pagavamo per dormire.
P.s. Oggi siamo ospiti nel blog della web Radio RSC: http://www.zazoom.it/blog_rsc/post.asp?id=211
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