The Wanderer (1885)

The Wanderer (1885)
Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (il vagabondo, il viandante). Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Su questi affascinanti veicoli da quel giorno iniziarono a viaggiare altri "gentlemen-gipsies" (gentiluomini zingari come vennero definiti a quei tempi), che diedero il via alle prime esplorazioni "plenair" grazie al loro spirito di avventura. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) limitato da fili spinati e confini, e afflitto da una burocrazia soffocante. Il mio blog e i libri che ho scritto sono dedicati a quegli uomini. Un inno di libertà, a favore dell’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo meraviglioso pianeta.

13 marzo 2011

Sosta libera e archetipi primordiali

         Osservare il Wanderer in sosta libera dopo Ait Benhaddou, sulla strada per il Tizi N'Tichka, quasi mi commuove.
Il suo fianco è tutt'uno con il tramonto, e noi ci sentiamo dentro il paesaggio, in totale armonia con il mondo e la natura, mentre i bimbi del Marocco ci guardano incuriositi o forse solo interessati da una penna, una caramella, una moneta.
La sosta libera è un grande piacere psicologico se si ha il coraggio di sceglierla. Qui in Marocco a volte abbiamo la sensazione sia più sicura che in giro per l’Europa, Italia compresa.
Ultimamente, per questioni di risparmio sul consumo di gpl (che non si trova in Marocco), per utilizzare l’elettricità in alternativa (cucinare e riscaldare il Wanderer), nonché per le comodità varie degli approvvigionamenti idrici e lo scarico delle acque grigie e nere, abbiamo optato forse troppo spesso per i campings, sia pure sempre molto economici (dai 4 agli 8 euro con punte massime di costo ai 10 euro al giorno).
Ma in verità non pagare un centesimo per dormire, mettersi dove si pare, è proprio ciò cui un’anima animale nomade aspira nel profondo.
Forse per averlo fatto durante i millenni passati, i milioni di anni in cui l’uomo era un animale come tutti gli altri, integrato nel ciclo della Natura, non ancora schiavo del proprio lavoro e dei meccanismi della comodità, del progresso, della produzione e del consumo esasperati.
Quando essere nomadi era la cosa più naturale del mondo e per vivere dovevamo cacciare, coltivare qualcosa e difenderci per non essere equamente divorati all’interno della catena alimentare del Pianeta.
E non pagavamo per dormire.
P.s. Oggi siamo ospiti nel blog della web Radio RSC: http://www.zazoom.it/blog_rsc/post.asp?id=211

            



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