Gli spagnoli in epoche passate, oltre ad aver depredato buona parte del continente americano centro-meridionale, saccheggiando, uccidendo e violentando con la spada in una mano e il crocefisso nell’altra, durante la loro dominazione a Napoli e dintorni pare abbiano lasciato una serie di belle eredità tra le quali anche la camorra. Per completare l’opera hanno lasciato dietro di loro una serie di “qualità” ormai radicate nel costume e nell’indole del nostro Sud. Nel libro Storia della camorra (New Compton Editori, 2006) il giornalista e scrittore Vittorio Paliotti racconta i riti, le vicende, i protagonisti di una setta che da cinque secoli impone tangenti ai napoletani ed è arrivata a ogni livello di malaffare economico, politico, finanziario compreso il controllo del commercio di droga e armi.
“Senza possibilità di errori ed equivoci, la camorra, possiamo affermare, discende da una società segreta spagnola, la Confraternita della Guarduna (della rapina), che fu fondata a Siviglia nel 1417, prima ancora, cioè, che i soldati spagnoli di Ferdinando il Cattolico arrivassero a Napoli. … In realtà la Napoli che conosciamo oggi andò formandosi, sia sotto l’aspetto urbanistico che quello del costume, nel periodo della dominazione spagnola, che ebbe inizio ufficialmente nel 1504; l’indole e il comportamento odierno dei napoletani, anzi, si può dire che si plasmarono proprio nel Cinquecento per consolidarsi nel Seicento. Sembrerà strano a molti, ma i napoletani, nei secoli precedenti, erano gente rude, dai modi sbrigativi e dall’animo quanto mai leale e per nulla incline ai compromessi.
Dagli spagnoli, come nota Giovanni Pontano nel suo dialogo Antonius, i napoletani contrassero l’abitudine al turpiloquio, alla bestemmia, alle pratiche superstiziose, alla paganizzazione del cattolicesimo, alla vendicatività, alla magniloquenza, al tradimento, alla spudoratezza, alla litigiosità, alla sporcizia e all’accattonaggio. Tutto quanto di brutto e di pittoresco permane ancora nel carattere dei napoletani, è originato insomma, dalla lunga dimestichezza con gli spagnoli. …
Nei confronti dei delatori, poi, i camorristi ricorrevano a una punizione che diventerà tipica: lo sfregio. Recare sul volto una cicatrice, rappresentava un eterno castigo per se stessi e un monito per gli altri. Pure lo sfregio, naturalmente, era di origine spagnola.”
C’è di che ringraziare la Spagna e la sua storia di colonialismo.
Nel nostro piccolo ora comprendiamo meglio le atmosfere da cui siamo circondati ogni giorno in questo angolo di periferia di Màlaga: figure di ragazzotti che spacciano droga si mescolano a ex galeotti che, con la tipica voce fieramente roca così diffusa da queste parti, quasi orgogliosamente parlano delle proprie esperienze carcerarie come se fosse un loro punto d’onore averle vissute. Biechi personaggi dallo sguardo torbido e arrogante siedono a fianco di alcolizzati violenti sempre pronti alla rissa mentre i padri insegnano ai figli a fumare quotidianamente l’economica hashish che giunge dal Marocco attraverso facili percorsi via mare.
Ci piacerebbe di più raccontare di gente amabile, allegra, generosa, cordiale, aperta, educata, civile, altruista, pulita e ospitale. Purtroppo spesso la realtà non corrisponde ai nostri desideri e la massa dei rispettabili viene oscurata da una percentuale – maggioranza o minoranza che sia – non quantificabile ma alquanto evidente di personaggi poco gradevoli.
L’evoluzione umana è oltremodo lenta. Nel presente pare troppo spesso di vivere in un periodo storico oscuro e medioevale di diffusa involuzione e arretramento sociale, culturale, intellettuale ed umano in molti angoli del pianeta.
Non c’è da stupirsi che tutto ciò produca governanti e regimi politici in perfetta sintonia con il mondo che ci circonda.
Per visualizzare le foto in dimensioni maggiori cliccare sull’immagine. Chi fosse interessato a vedere altre fotografie del viaggio ci chieda amicizia in Facebook cliccando qui : www.facebook.com/eliseo.oberti
Nessun commento:
Posta un commento