Abbiamo lasciato i tepori di Malaga, dell’Andalusia e del sud profondo della Spagna per risalire fino a Valencia. La necessità di avvicinarci all’Italia per essere presenti ai colloqui di lavoro che stiamo fissando (pochi per ora) è stata la molla, oltre al fatto che, da buoni Gentleman Gipsies, dopo 15 giorni a Malaga avevamo anche voglia di muoverci e visitare luoghi nuovi.
Di sicuro è impossibile per noi arrivare in Italia prima del “disgelo”, a causa dei problemi tecnici che ci si creerebbero al Wanderer, primo fra tutti il congelamento del Gpl e l’impossibilità di utilizzarlo per il riscaldamento, per cucinare e per farci una doccia calda.
Siamo a Valencia per la prima volta, per incontrare Francesca e Andrea, amici italiani che vivono qui da meno di un anno, e per visitare questa grande città, la terza della Spagna con oltre ottocentomila abitanti.
La ricchezza di questa città nel passato permise ai banchieri valenciani di prestare il denaro a Isabella I di Castiglia per il viaggio di Cristoforo Colombo del 1492.
Ironia della sorte, la spedizione di Colombo determinò la fine del periodo d'oro della città: con la scoperta dell'America l'asse del commercio mondiale si spostò dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico.
Curiosa l’urbanizzazione attuale: al primo impatto si notano modernissimi edifici che si mescolano ad una parte di degrado urbano, vecchie industrie abbandonate, campi coltivati e terreni agricoli che stranamente resistono nel bel mezzo della città circondata dalle classiche periferie costituite da enormi palazzi.
In tempi recenti a Valencia sono stati realizzati numerosi progetti architettonici e urbanistici, che hanno trasformato la città. Il più imponente è la Città delle Arti e delle Scienze, un nuovo quartiere a sud ovest del centro progettato dall'architetto valenziano Santiago Calatrava.
L’angolo decisamente più fotografato di Valencia.
Valencia: la Citta delle Arti e delle Scienze
(foto dal web)
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