Questo post parla dell'argomento sul quale mi è stato richiesto un intervento radiofonico a RADIO CAPITAL, nel programma CAPITAL IN THE WALKMAN condotto da Doris Zaccone, andato in onda il 23 maggio ( il link per ascoltarlo in streaming lo trovate qui di seguito: la puntata, che dura circa 45 minuti è stata tutta interessante, musica ed interventi compresi, ma se non avete tutto questo tempo, potete ascoltare solo i seguenti minuti per capire l'argomento e ciò di cui abbiamo parlato (dal minuto 3' al minuto 3',41'', dal 4',03'' al 4',55'', dal 8',15'' al 12',15'', dal 16',57'' al 17',50'' e infine il mio intervento dal minuto 22',15'' al minuto 28',21''. Buon ascolto!
Emoticon smilehttp://www.capital.it/…/Capital-in-the-walk…/3744379/3765730).
Un gene nel DNA svelerebbe se siamo
“malati” di viaggi: secondo queste recenti scoperte scientifiche, tutto ciò
andrebbe ricollegato a un gene presente nel nostro DNA - chiamato Drd4-7R
- associato ai livelli di dopamina nel cervello. E’ stato anche rinominato gene
della Wanderlust, utilizzando una parola di origine tedesca che deriva da wandern, ovvero camminare, girovagare,
viaggiare, e lust, piacere, desiderio.Emoticon smilehttp://www.capital.it/…/Capital-in-the-walk…/3744379/3765730).
Il gene non è presente in tutti: pare
che solo il 20% della popolazione lo possieda ed è più comune nelle
regioni in cui il passato e la storia hanno spinto i popoli a migrare. Lo
mettono in correlazione con la presenza di grandi livelli di curiosità e “irrequietezza”
in quelle persone che hanno il desiderio “irresistibile e incurabile”
(utilizzano spesso anche la parola “fuga”) di viaggiare o “vagare”:
insomma, sono tutti coloro che “non sanno resistere” (scusate, ma perché bisogna resistere?) alla voglia di girovagare di fare viaggi (“fughe” ovvio) in
posti nuovi. E non necessariamente solo per fare vacanze, ma anche per lavorare
o vivere in luoghi del mondo sempre differenti, finché possibile.
Bene, da viaggiatore, amante del
pianeta, della gente che ci abita e dei suoi paesaggi, in questa analisi
medico-sociologico-psicologica ci trovo qualche parola di troppo (vi siete
accorti che le ho virgolettate) con connotazioni che mi sembrano non solo
critiche, ma negative, quasi di condanna: insomma una malattia da cui sarebbe
meglio che chi ne è affetto guarisca.
Niente di nuovo sotto il sole: la
parola Wanderlust era già stata utilizzata agli inizi del Novecento a proposito
della predilezione romantica dei viaggiatori di origine germanica (tra i più
noti Goethe, Hermann Hesse, Thomas Mann) e qualche sociologo già vedeva la “sindrome”
in contrasto con i valori dello stato e della sua organizzazione.
In psicologia poi si diceva di tutto e
di più, (e si dice ancora): “potrebbe essere
un desiderio di fuggire e di lasciarsi alle spalle i sentimenti depressivi di
colpa, collegato al disturbo bipolare, e può riflettere un desiderio intenso di
auto-sviluppo attuato sperimentando l'ignoto, affrontando le sfide impreviste,
conoscendo culture sconosciute, altri modi di vita e comportamenti”. (Che c’è
di male in questo?) Aggiungono che “in adolescenza, l'insoddisfazione alle
restrizioni date da una famiglia, una casa e un luogo fisso in cui si vive,
possono anche alimentare il desiderio di viaggiare”.
Negli ultimi mesi sono apparsi sui
giornali un buon numero di articoli che ne parlano quindi come di una sindrome
condita da ossessioni la “Sindrome di Wanderlust”: tra i sintomi di questa "orrenda
malattia" ne elencano di molti divertenti (e leggeri) come: “Siete affetti dalla sindrome se la cronologia del vostro computer è
abbastanza monotematica sui siti geografici e di viaggi; avete la valigia perennemente
aperta e con dentro sempre alcuni vestiti dell’ultimo viaggio; quando entrate
in una libreria vi dirigete con passo deciso verso la sezione
viaggi in cerca di qualche ispirazione per la prossima partenza; ogni volta che
sentite le parole partire e avventura, aumenta il diametro delle
vostre pupille; siete ossessionati dai programmi sui viaggi; parlate
più di due lingue in modo fluente e siete in grado di farvi capire in
tutto il mondo (ce ne vorrebbero in Italia!), perché il linguaggio dei gesti all’occorrenza funziona sempre; con
il corpo siete in un posto, ma con la mente siete in un’altro a migliaia
di chilometri di distanza; il passaporto è
sacro e va custodito con molta cura; avete amici sparsi in tutto il
mondo, la maggior parte di loro probabilmente non la rivedrete mai più; vi è
capitato così tante volte di dormire in treno o in aeroporto, che
il vostro corpo ormai è in grado di assumere posizioni da
contorsionisti”.
Divertente, ma tutto ciò suona quasi più come una
satira che un’analisi che abbia intenzioni serie. Non vi pare?
Altri “sintomi” citati sono già più
interessanti come: “il desiderio di
cambiare lavoro e Paese è tale che si fatica a mantenere un posto fisso”. Ovvio:
il posto fisso mi tiene fisso in un posto, per fare una piccola e banale
inversione di parole.
“L'autore
preferito è Bruce Chatwin, lo scrittore e viaggiatore britannico, autore di
numerosi romanzi di viaggio, tra i quali In Patagonia, Le vie dei Canti e Anatomia
dell’irrequietezza”. Si, non ci si meraviglia che possa
esserlo (il mio comunque è stato per anni Hermann Hesse) visto che è uno che ha saputo approfondire con serietà questa “irrequietezza”
proponendo il nomadismo come alternativa alla cosiddetta civiltà.
E continuano con “Il vostro pensiero fisso è il prossimo viaggio”, sostituirei pensiero
fisso (connotazione negativa), con “uno degli obiettivi prioritari”
“Il
vostro secondo pensiero fisso è trovare i soldi per il prossimo
viaggio”. Ovvio, un altro necessario obiettivo.
“Se
state per più di cinque mesi in un luogo comincia a venirvi l’ansia.”
Qui mi trovano proprio d’accordo: ma più che ansia, una certa noia di routine, una
mancanza di differenti stimoli visivi, incontri nuovi, nuovi paesaggi, di oceani,
foreste, deserti, montagne. Che ci crediate o meno, il livello di gioia che si
prova viaggiando, per noi che amiamo questa dimensione, è difficilmente riscontrabile
in altre attività umane.
Continuano nell’elenco: “I vostri amici e la vostra famiglia si sono
rassegnati all’idea di vedervi partire sempre più spesso e verso mete
sempre più lontane”. Si, e anche se vi sembrerà strano, succede che qualche volta continuino pure a volerci bene (e subito vengono considerati “povere innocenti
vittime”…).
“Quando
vedete la gente indossare abiti firmati fate paragoni in termini di
viaggio, cioè quanti viaggi potreste fare allo stesso costo di quell’abito”.
Assolutamente vero: non solo abiti, ma anche auto lussuose, gioielli, quadri
preziosi, spese in bar e ristoranti, costi di sigarette ed alcolici, ecc., ecc.
“Siete
aggiornati sui vari fusi orari nel mondo e sulle condizioni climatiche”.
Necessario, così come essere interessati alla cartografia, alle piantine, alle
mappe, alle guide.
E infine aggiungono: “Chi sono per voi gli extraterrestri? Sono
coloro a cui non piacciono i viaggi!”. Ovviamente, d’accordissimo!! J
In conclusione, dopo averci scherzato
un po’: io credo che gli analisti critici che hanno parlato e scritto utilizzando
spesso connotazioni negative su questa presunta sindrome di Wanderlust, forse dovrebbero
dedicarsi con altrettanto impegno alle sofferenze, alle psicosi, alle nevrosi, alle
ansie e depressioni, alle somatizzazioni e alle vere e proprie malattie (costi
sociali compresi) così troppo frequenti negli individui stanziali, sedentari,
inchiodati a professioni che non amano e che, nonostante siano “necessarie per
il sistema organizzato”, non li rendono certo sufficientemente felici per non “ammalarsi”.
Ma si sa, succede che quando la malattia è della maggioranza, diventa
normalità.
Io, se la sindrome di Wanderlust ce l’ho,
spero di non guarire mai, perché come effetti collaterali ho avuto gli anni
migliori della mia vita.
E se mai la sindrome di Wanderlust
fosse contagiosa, se vi interessa venite a trovarmi: con un abbraccio ve ne passerò (gratis
dai!) volentieri qualche piccolo microbo…! J
Wonderful Wanderlust!
Cliccate sulle foto per ingrandirle ed apprezzarle maggiormente-
Molte più foto sono nel mio spazio in Facebook.
Chi desidera visionarle mi chieda il contatto specificando il motivo
“fotografico”.
Grazie.
Altri link dell’autore:
Il canale in You Tube dove trovare tutti i minivideo di
Gentleman Gipsy:
La pittura:
Le foto di“pop art”: curiosità, stranezze e poesia del mondo
come lo vedo io:
I libri pubblicati:
Gli specialisti dovrebbero andare a farsi un viaggetto, ma un viaggetto vero...sono felice di avere labrutta sindrome del "wanderlust" che spero di tenermi in forma grave fino alla fine dei miei giorni che mi auguro sia lontanissima !
RispondiEliminaBentrovata Laura! Non avevo dubbi di trovarti in sintonia su questo argomento! :-) Un abbraccio
EliminaCiao Gentleman, dato che sei un gentiluomo sarebbe corretto inserire la fonte degli estratti che hai inserito nel tuo post. Anche per permettere alle persone di contestualizzare. http://lovetheshoot.it/22-segni-per-capire-se-avete-la-sindrome-del-viaggiatore/
RispondiEliminaDa persona onesta a persona onesta ;)
Ciao Chiara, grazie per il tuo intervento. Non so se sono un gentiluomo in senso tradizionale...il nome del blog ha origini e motivazioni diverse. Comunque alcuni mesi fa erano apparsi molti articoli (credo ancora facilmente rintracciabili in rete) e non mi era sembrato necessario citarli. Con una piccola ricerca in google trovi tutto quello che può servire per contestualizzare ogni cosa... Buona vita! :-)
EliminaP.s. Comunque vedo che ci hai pensato tu...anche se credo di non aver mai visto il tuo articolo. Ce n'erano altri che riportavano le stesse cose.
EliminaVa bene non c'è problema. E' che oggi facendo una ricerca e ho trovato pezzi dei miei articoli sparsi in giro o addirittura copiati per intero ( ma non è questo il tuo caso). Comunque sono felice di essere passata, è sempre bello trovare altri gipsy;) Buoni viaggi!
RispondiEliminaRicambio di cuore! Buona strada!
EliminaLa mia sindrome sta diventando piuttosto seria. Aiutatemi!
RispondiEliminaIo sto cominciando ad avere seri problemi nella vita, ormai non riesco a concentrarmi più su niente, penso solo a questi dannati viaggi.
RispondiEliminaPensare?! :-) Passare all'azione e farli questi benedetti viaggi...! :-) Scherzi a parte, sta ad ognuno di noi capire le nostre vere e profonde priorità. Personalmente, per viaggiare il più possibile, vedere il mondo con i miei occhi e non solo in televisione, ho rinunciato a carriera, lavoro, casa e ho venduto tutto ciò che avevo. La scelta migliore della mia vita che mi ha dato anni di gioia e di libertà, mi ha fatto scegliere lo stile di vita che ho tuttora e che ha fatto di me un uomo felice. In bocca al lupo a tutti voi! :-)
RispondiElimina